Breve come un sospiro

I morti rivivono nei ricordi dei vivi?

di Massimo Messa

(2010)

La psiche di Rodolfo, un uomo innamorato, marito e padre felice, verrà duramente incalzata da una serie di avvenimenti nel corso di tanti anni. Tormenti e felicità si alternano sia per lui, sia per sua figlia Sara, in una storia che trae spunto da ciò che è veramente accaduto.

Rodolfo ama sua moglie Claudia, adora sua figlia Sara, è in buoni rapporti con sua suocera. Poi Claudia esce dalla sua vita. Viene tormentato dai ricordi, si deprime, ricorre a una psicologa. Infine si lega ad Amelia, conosciuta in una partita a bridge, da cui si fa chiamare Raul. Ma è un rapporto tiepido, di routine.

Sara cresce, lo rende orgoglioso di lei. Si accoppia ad Alberto, un bravo ragazzo che Rodolfo stima. Poi, al contrario, sua figlia lo delude e lo ferisce.

Avvenimenti, vicende, cambiamenti di rotta improvvisi, consumati nello spazio di un attimo, breve come un sospiro. In questo modo viene segnata la vita di Rodolfo. Quando la situazione ristagna, Rodolfo soffre di nuovo, deve convivere con il suo superiore diretto, Paola, una donna manager, più giovane di lui, capace, ma gelida e rigida e, persino, perversa. Non è più sereno con se stesso, di nuovo ricorre alla psicologa.

Ma la vita non lesina colpi di scena e sarà proprio Sara a risolvere tutto: la vita sentimentale di se stessa e quella di suo padre. Nuove conoscenze determinanti si affacciano all’orizzonte: Bernard e Barbara. Una fortunata vendemmia settembrina nella campagna veneta è alla base di un rinnovamento importante, di un nuovo iter, che, ben coltivato, potrà condurre a un epilogo di soddisfazione, se non per tutti, almeno per i protagonisti.

Nota dell’Autore

Non c’è scrittore che non sia stato prima di tutto un lettore: un lettore che non abbia ritrovato una parte di sé nelle storie narrate da altri. Si legge di notte quando la giovinezza fornisce passioni ed energia di tali intensità da privilegiare emozioni in luogo del riposo. Si è, in quell’epoca della vita, ansiosi di nutrirsi delle esperienze che dalle pagine sanno incidersi nella nostra coscienza in un “transfert” di identità, che ci spalanca l’accesso a mondi lontani, modificando talvolta il nostro punto di vista sulle cose. Le letture consentono un “viaggio” che può compiersi dentro le pareti di una stanza. Più tardi ci si può scoprire inclini a scrivere di notte affinché siano altri lettori ad attingere a quelle opere, altri che più tardi possano, a loro volta, esternare per iscritto il loro sapere.
L’autore, uno scrittore notturno.